Siete stati vittima di un disservizio da parte della compagnia aerea prescelta? Non vi reputate sfortunati, sono cose oramai quasi all’ordine del giorno. Il problema è quando le compagnie non informano i passeggeri dei propri diritti, e purtroppo anche quello è un problema abbastanza ordinario. Uno studio condotto di recente dal sito Flight-delayed.co.uk mette sotto esame le cifre di questo fenomeno e svela che un evidente peggioramento è stato registrato in seguito alla decisione della Corte di Giustizia Europea, che vuole i passeggeri risarciti di cifre che variano tra i 250 e i 600 euro, quando i relativi voli ritardano di almeno 3 ore senza alcuna causa di forza maggiore. Risarcimento oppure riprotezione su un volo che copra quella tratta in una data sufficientemente vicina. Nella realtà? Solo l‘8.4% dei passeggeri, secondo quanto rilevato dal sito, viene risarcito.
Prima di passare alle scuse più comuni per non risarcire il cliente, vi forniamo una “ripassatina” di qualche diritto del passeggero, così come suggerisce Altroconsumo. Basta tenere a mente poche ma semplici regole:
1. conservare il biglietto aereo (o la carta d’imbarco);
2. scattare una foto al tabellone dell’aeroporto. Oggi con i telefonini è un attimo fare una foto;
3. coinvolgere altri passeggeri dello stesso volo;
4. la compagnia aerea è obbligata a rispondere entro sei settimane.
Oggi le compagnie si sono fatte furbe, tanto da provocare un calo delle repliche da parte dei clienti al 24.1% (dal 45.4% iniziale). Le più reticenti? Anche se tenderemmo tutti a pensare alle low-cost, in realtà sono quelle di bandiera a cavarsela meglio in questo senso. Le scuse più quotate? Eccole di seguito:
1. condizioni meteo avverse: dal 3,8 al 12,1%;
2. arrivo in ritardo del velivolo: dal 4,8 al 6,3%;
3. collisione con uno stormo di uccelli o altri oggetti: dall’1,1 al 4,5%
4. nessun motivo: dal 6,5 al 7,6%.