Il supermarket per disoccupati

Che la crisi non sia solo psicologica, come Qualcuno affermava, è un dato di fatto. E ultimamente se ne sentono di tutti i colori: da chi si uccide perché non riesce ad arrivare a fine mese a chi ruba scatolette di tonno nel supermercati. 4 milioni sono i poveri in Italia nel 2013. Non uno, due o tre: ben 4 milioni di nuovi poveri che non riescono ad arrivare a fine mese. Quale alternativa abbiamo al momento? Un’idea concreta è in via di realizzazione in Emilia Romagna, precisamente a Modena, dove il Centro Servizi per il Volontariato inaugurerà nel mese di maggio l’Emporio Portobello, ovvero un supermercato rivolto principalmente a disoccupati e famiglie in particolari difficoltà economiche. Ma in cosa consiste? Lo scoprirete subito.

Le famiglie più disagiate della zona, circa 450, avranno a disposizione, in maniera totalmente gratuita, una tessera e un numero non ancora precisato di bollini per fare la spesa nell’arco di un anno. In cambio dovranno offrire il proprio lavoro almeno una volta a settimana.

Ecco con quali parole Angelo Morselli, presidente del Centro per il Volontariato, ha spiegato al sito Il Fatto quotidiano l’iniziativa:

“L’idea ci è venuta semplicemente ascoltando i problemi dei nostri concittadini. La situazione è allarmante. Crediamo molto in questo progetto e vogliamo si mantenga la dimensione dell’acquisto, nessuno regala niente, ma coinvolgiamo le persone in un progetto specifico. Noi vogliamo stringere un patto con gli utenti che accoglieremo nei nostri locali. Ci sono delle condizioni e sarà fondamentale per tutte le parti rispettarle. Portobello sarà composto da tre locali: magazzino, supermercato vero e proprio e un’area di incontro con le associazioni. Intendiamo instaurare con gli utenti un vero dialogo per cercare di assisterli in questa nuova fase di vita. Cambiare lo stile di consumo sarà uno dei primi obiettivi. In cambio chiediamo a chi usufruirà del servizio, di venire almeno una volta a settimana a lavorare come volontario presso la struttura. È il segno concreto che non stiamo facendo nessuna carità, ma cerchiamo di coinvolgere direttamente gli utenti nel percorso di uscita dal disagio”.

 

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