La città di Romeo e Giulietta, dell’Arena, la location che ha fatto da sfondo al live di Celentano, ebbene proprio lei, secondo il rinomato Gambero Rosso, sarebbe la patria della pizza. Altro che Napoli!
Volete mangiare una pizza squisita, doc? Dovete allora recarvi a Verona, nella magica città dell’amore eterno. Infatti la rinomata guida sui locali che offrono ai propri clienti solo l’eccellenza e il meglio della cucina italiana, in occasione del volume per l’anno 2013, ha descritto le migliori pizzerie d’Italia, alle quali sono stati aggiudicati i famosi “Tre spicchi”: I Tigli di San Bonifacio, in provincia di Verona, l’Antica Osteria Pepe di Caiazzo (in provincia di Caserta) e alle due pizzerie della provincia di Roma, Sforno e La Fucina.
A Verona si festeggia dunque, mentre a Napoli è scoppiata la polemica, una sorta di moti della pizza. Infatti tante sono le iniziative di protesta proprio per questo insindacabile verdetto, come quella organizzata nel locale di Gino Sorbillo.
Intanto il titolare della pizzeria veronese, Simone Padoan, sostiene:
“Non parlo per non fomentare polemiche. Dico solo che questo riconoscimento noi ce lo abbiamo dal 2004, dunque non possiamo costituire l’elemento di novità che può provocare reazioni. L’unica novità di quest’anno sono gli “spicchi”, ovvero i gradi di riconoscimento che la guida dà alle pizzerie”.
Nessuna polemica dunque, ma i napoletani e, specialmente il pizzaiolo Gino Sorbillo e l’ex assessore all’agricoltura della Provincia di Napoli nonché commissario dei Verdi Ecologisti, Francesco Emilio Borrelli, insorgono:
“Che a Napoli e provincia non ci sia nemmeno una pizzeria degna di essere segnalata dal Gambero Rosso appare surreale e incredibile. Delle due l’una o gli esperti della guida culinaria hanno voluto denigrare la nostra città oppure come è già successo con il riconoscimento della Pizza c’è l’ ennesima operazione politica che tende a denigrare e a minimizzare il ruolo della Pizza e dei pizzaioli napoletani. Non a caso vengono premiate pizzerie del Veneto da sempre territorio e base elettorale leghista. Anche questa volta dobbiamo reagire con sdegno all’ennesimo attacco gratuito alla professionalità ed all’impegno dei maestri pizzaioli napoletani. Dopo tutti i danni ed i problemi che ci hanno creato i leghisti adesso dobbiamo difenderci anche dal razzismo culinario”.